Vattene via col vento


La piattaforma di streaming HBO Max ha deciso di rimuovere momentaneamente il film “Via col vento”, in attesa di contestualizzarlo meglio, in seguito al movimento di protesta legato alla morte di George Floyd.

Ricordo che quando guardai per la prima volta questo celeberrimo film (tratto dall'omonimo romanzo di Margaret Mitchell) mi innervosii molto, ma sapevo pure che se ne avessi parlato con qualcuno, quello mi avrebbe detto che bisognava considerare il contesto storico, che anzi in quel senso era corretto.

Come contesto storico bisogna considerare l'anno in cui il film è stato girato, più che gli anni in cui è ambientato, in quanto la Storia va avanti e una volta che è accaduta non si può fare finta di ignorarla.

Quindi no, il film non è corretto per l'anno in cui è stato girato. Il razzismo non era cosa normale negli anni '30, come non lo è oggi (e non credo proprio che nell'ottocento o prima gli schiavi fossero contenti della loro situazione).

Il film è del 1939. Lo stesso anno di “Strange Fruit” cantata da Billie Holiday, una canzone che parla di linciaggio, una delle sue più celebri e richieste durante le sue esibizioni dal vivo, per la quale fu perseguitata dal Federal Bureau of Narcotics a causa della sua dipendenza dall'eroina. Per dare un esempio alla nazione, o forse a una parte della nazione, mentre Judy Garland fu invece protetta (un articolo sulla vicenda di TIME, in inglese, può essere letto qui).

“Southern trees bear a strange fruit,
blood on the leaves and blood at the root,
black body swinging in the Southern breeze,
strange fruit hanging from the poplar trees.”

Quindi quando guardiamo questo film siamo di fronte alle inequivocabili scelte del regista, e capiamo benissimo cosa vuole farci intendere, il film è tutto una nostalgica rappresentazione di quando le cose funzionavano “bene” in America, il tutto rovinato dal maledetto progresso.

Se vogliamo di nuovo tirare in ballo il contesto storico, mi chiedo come mai nei film di altri registi come Orson Welles non ci siano i soliti cliché razzisti. Ho affrontato questo tema in un articolo di qualche tempo fa. Welles non aveva certo la macchina del tempo, quindi vuol dire che la sensibilità di allora non era tanto diversa da quella di oggi, almeno per alcuni, insomma, la consapevolezza del razzismo c'era eccome anche negli anni '30 e '40. Se io fossi un regista di quegli anni nessuno mi obbligherebbe a inserire per forza una “serva di colore”, anche se nel contesto in cui il film è ambientato poteva esserci, io il film lo sto girando ora e se non sono razzista visto che il regista sono io posso evitarlo.

Certo rimuovere oggi un film così celebre può creare un caso. Anche se può essere sensato il fatto di non volerlo rimuovere per sempre, ma solo di riproporlo accompagnato da una forma di spiegazione.

Il problema però sta nel fatto che sia necessaria questa spiegazione. Che ci sia il timore, fondato, che non in tutti scatti automaticamente l'indignazione che permette di guardare il film per quello che è, e perché no considerare anche le sue qualità cinematografiche.

Il timore è fondato per lo straordinario successo che ha avuto questo film, guardato per anni senza battere ciglio da schiere di spettatori che non hanno notato niente di strano. Il problema sta nel fatto che questo film sia così rappresentativo del cinema americano, e dell'America stessa. Questo è il problema, un problema serio.

Se un film che celebra il nazismo fosse accolto con lo stesso successo da milioni di spettatori, dovremmo semplicemente accettare la legge del mercato, o porci delle domande e preoccuparci?

Non si può cancellare la Storia, farlo è pericoloso e ingiusto. Però si può imparare a leggerla, sperando che ciò che è giusto, come la condanna del razzismo, possa affermarsi come senso comune. Sperando che il vento si porti via, una volta per tutte, questo maledetto razzismo.

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